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Un maglione in bolletta

Il freddo ha bussato alla porta ormai da qualche giorno, deciso a prendersi la stagione che gli spetta. Ma noi, che riusciamo anche ad apprezzare la sua compagnia all’aria aperta quando ci veste di guance arrossate e cappelli colorati, in casa proprio no, non lo vogliamo. Arrivano in nostro aiuto fior fior di esperti, pronti a consigliarci su come ottenere nel nostro focolare un caldo salutare e che, possibilmente, ci permetta di guardare la bolletta con occhi sereni e cuore in pace. Ognuno sembra possedere la ricetta giusta, ognuno è convinto, come sempre, di avere in tasca la verità: c’è chi si barcamena tra improbabili programmazioni del termostato, che neanche la memoria in dotazione basta a ricordare, chi inchioda infissi e serramenti e li imbottisce con chilometri di tubolari (ché per quest’inverno le finestre non le apriamo), chi sceglie di dormire al fresco, che fa anche bene, ma sotto ai 10 gradi il reumatologo consiglia di non scendere… E così mi lascio stupire dal consiglio più bello: indossare in casa un maglione di lana. Ovvio, scontato, banale, talmente tanto da non pensarci nemmeno. Poi passo davanti allo specchio e vedo una felpa. Di cotone. Forse tanto ovvio non è. Il signor Esperto, che già mi piace, dice che con questo semplice accorgimento possiamo tranquillamente permetterci di abbassare di un grado la temperatura delle nostre case, così da ridurre in maniera tangibile anche le spese di riscaldamento.

Cominciano le riflessioni.

Il signor Esperto, che tanto ci piace e addirittura ci stupisce, ha detto ciò che avrebbero potuto tranquillamente dirci i nostri nonni o i nostri genitori. Fino alla loro generazione funzionava così: lana d’inverno, cotone d’estate. Ma i tempi sono cambiati e, come ci diceva Maria Cristina in un prezioso commento a un post, oggi viviamo giorni in cui tutto è possibile, in cui per le feste di Natale ci propongono abiti in seta, in cui la stola di cashmere “leggero leggero” diventa il capo spalla della nostra estate. Trovo stimolante, quasi doveroso, giocare con i dettami avuti in eredità, manipolarli, capovolgerli, disfarli per poi sperimentare: è così che si progredisce, è così che possiamo arrivare a capire quello che fa davvero per noi. Scopriamo in questo modo che la tradizione può vincolarci con dettami infondati (tutto sommato una pashmina di cashmere è perfetta per le serate estive) ma è in grado di regalarci perle di saggezza (lo smanicato in seta per la festa di Capodanno va bene se hai deciso di festeggiare in Sudafrica). Permettiamoci di scardinare le rigidità ma di tenere il buon senso. Questa è la ricchezza degli insegnamenti.

Un maglione di lana, poi, ha davvero molti vantaggi. Innanzitutto possiamo recuperarne uno vecchio (già, perché se le tarme non interferiscono, la lana dura) che davamo ormai per spacciato e divertirci a rinnovarlo, perché mica solo gli stilisti possono creare! Ci regaleremo fantasia, scopriremo capacità insospettate e indosseremo un vero e proprio “made by me”. Un maglione di lana possiamo farcelo da noi: un paio di ferri, qualche gomitolo, pazienza e tempo ci doneranno non solo colore da indossare, ma un’arte da mettere da parte e placide serate a ritmo di “diritto e rovescio”. Se questo è troppo, possiamo commissionare il lavoro all’amica esperta knitter: ci divertiremo a scegliere il modello, decidere il filato giusto e daremo sostegno a una microeconomia alternativa che tanti auspicano come rimedio per portare in salvo questi tempi difficili. La stessa microeconomia che aiuteremo scegliendo filati di razze autoctone, scegliendo la lana dei piccoli allevatori che hanno trovato il coraggio di “rompere” con l’abitudine e di tentare di salvare una preziosa risorsa. E così il cerchio si chiude e assomiglia terribilmente all’appello del “Natale handmade”, quello affisso in bacheca, seppur virtuale.

Tutto con un maglione.

Ho freddo, apro l’armadio e ascolto. Guardo la felpa di cotone e i brividi aumentano, guardo il maglione di lana e sento già addosso il caldo che mi regalerà, in una sorta di sinestesia. È l’intelligenza del corpo a parlare, quella che ci appartiene da sempre ma che abbiamo imparato a dimenticato con l’uso e l’abuso della ragione, padrona assoluta dei sensi anche quando avrebbe solo da imparare.

Ritorno alle origini. La lana scalda. Lo sanno gli esperti in bioedilizia, che la utilizzano come isolante termico naturale. Lo sanno quei pastori che, ironia della sorte (anche se c’è poco da ridere), la utilizzano come combustibile piuttosto che sostenerne i costi di smaltimento, convinti di non avere alternative economicamente sostenibili per la sua lavorazione.

La lana scalda e lo fa, prima di tutto, venendo indossata. Semplicemente.

Un maglione in bolletta quindi, ma col segno meno. Confortante e confortevole.