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Fingering, DK, Aran o Chunky?

Le lontanissime reminiscenze scolastiche ci riportano sui banchi di scuola a cercare, inutilmente, di comprendere la necessità di un sistema di misura internazionale unificato. Sistema internazionale, Sistema metrico decimale, misure anglosassoni… che confusione! A quell’epoca l’unico problema che si riusciva a immaginare nella babele delle conversioni erano le miglia inglesi, che comunque si confondevano allegramente con la guida a sinistra. Spesso, più che spaventare questa confusione stimolava piacevolmente: leggere “London 100” su un cartello stradale significava il doppio del tempo che si sarebbe impiegato per raggiungere la stessa distanza italiana (anche per la severa applicazione dei limiti di velocità) e questo aumentava il piacere del viaggio estero prolungandolo. Bei tempi.

A distanza di anni l’unificazione metrica è ancora lontana (tra l’altro con la Gran Bretagna non siamo riusciti neppure a raggiungere l’eguaglianza monetaria) e quindi, nel campo dei filati, ci si trova frequentemente a doversi destreggiare tra “Numero metrico” e “Tipo commerciale”, cercando di interpretare la dicitura 1/1750 in termini di Aran, Chunky e via dicendo. Pier e Deborah ci sono ancora d’aiuto e da loro ci lasciamo prendere per mano.

I sudditi di Sua Maestà usano almeno dodici segmenti che individuano altrettanti “Tipo commerciali”. Ciascuno indica il diametro del filato, individuato con il numero di giri necessari per avvolgerlo su un supporto qualsiasi per ottenere una lunghezza pari a 1 pollice (2,5 cm ca.). Tecnicamente si parla di wpi, ovvero wraps per inch (giri per pollice).

Fino a qui nulla di particolare; si tratta di prendere un righello e avvolgervi sopra un filato fino a realizzare un tratto compatto di spire lungo 1 pollice. Dimensioni, forma e natura del righello non hanno alcuna importanza. Fatto? Bene.

Si tratta ora di contare il numero di spire contenute in quel pollice. I filati più fini ne avranno un numero maggiore, anche 27, rispetto a quelli più grossolani che non supereranno i quattro.

Ebbene, gli inglesi pragmaticamente non fanno altro che avvolgere un filo su un righello e contare il numero di spire, in questo modo sanno con che tipo di filato hanno a che fare. La pratica, si sa, rende perfetti ma anche un po’ gelosi, quindi i nostri amici d’Oltremanica si sono inventati dei nomi tali da permettere ai soli iniziati di capirci qualcosa. I filati più fini li hanno chiamati “Lace”, quelli più grossolani “Chunky”. Incominciate a intravedere la luce, vero?

Aspettate tuttavia nell’esaltarvi perché è ancora necessario fare un passo in avanti: si tratta infatti di capire se il filato sia a un solo capo o a due. Ricordate gli appunti S e Z e quindi l’instabilità di quello a un solo capo? Bene; questa tabella vi aiuterà a meglio comprendere le suddivisioni.

E ora, fedeli alle misurazioni continentali, ecco le definizioni europee per le quali il filato è valutato in termini di numero metrico (Nm), ovvero quanti metri di filato sono contenuti in 1 kg.

Ora dovrebbe essere tutto più chiaro.

Quando si parla per esempio di “Super Chunky”, si intende un filato di numero metrico compreso tra 700 e 600 (con 1 kg si srotolano 6-700 m ca. di filo) che arrotolato su un righello comporta la nascita di 4/5 spire per ogni pollice; un filato quindi adatto per lavori di aguglieria pesante.

Un filato “Sport” invece è quello caratterizzato da un numero metrico pari a circa 3500 ca. che se avvolto su un righello darà origine a 12 spire ca. Ideale quindi per capi più leggeri di quelli del precedente.

Un ultimo regalo da Deborah: quali ferri utilizzare per lavorare al meglio un filato? Niente di più facile. Anche in questo caso empirismo e praticità: basta misurare quanti millimetri intercorrono tra due fili adiacenti avvolti sul supporto. Quel numero sarà il diametro espresso in millimetri dei ferri più adeguati.