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Valentina sotto l’albero


5 dicembre 2011

Inizia l’allestimento natalizio, e presto metteremo sul sito anche le ceramiche natalizie e tutti i prodotti della linea Natale, come i Babbo Natale rossi lavorati a maglia, con la testa fatta a mano, le ciotoline completamente lavorate a mano, perfette per metterci i gomitoli mentre si lavora a maglia, e le pecorelle che abbiamo vestito con maglioncini di lana Oropa bianca e rossa. Abbiamo fatto tutte le fotografie con l’albero di Natale sullo sfondo, piccolino e addobbato con le palline di feltro, con la scritta “Buon Natale” in otto lingue diverse, i pon-pon che abbiamo fatto io e L. qualche giorno fa con la nostra lana, e come neve abbiamo usato il nostro tops di lana Biellese. Adoro l’atmosfera natalizia! È proprio come quand’ero bambina: l’attesa, il freddo pungente, le luci, i regali mi mettono allegria e positività!

V.

7 dicembre 2012

Meraviglia delle meraviglie: oggi il mio amico Pier mi ha accompagnata a visitare il “piano nascosto” della fabbrica, un piano intermedio che fungeva con ogni probabilità da magazzino. È un posto magico, pieno di polvere e dal tipico odore di edificio abbandonato. Sembra quasi la scena di un film dell’orrore, con quei corridoi immersi nell’oscurità, i cavi elettrici pendenti dal soffitto basso e soltanto il debole cono di luce di una torcia elettrica portatile a illuminare dove mettere i piedi. Sarebbe pericolante e pericoloso, non fosse per la solidità dell’edificio che, nonostante sia dismesso da molto tempo (quest’ala della fabbrica è considerata ancora la parte “vecchia”), ha ancora un aspetto massiccio e non accenna a cedere. È stata un’esperienza emozionante. Quando siamo usciti di la, mi sono sentita come uno speleologo dilettante alla sua prima grotta.

V.

8 dicembre 2011

Oggi a casa mia abbiamo fatto l’albero! Palline, fiocchetti e decorazioni hanno riempito tutta la stanza, mentre io e la mia mamma eravamo tutte intente a scegliere il colore di fondo di quest’anno. Ogni anno ha un colore diverso: due anni fa era blu, l’anno precedente rosso e così via. L’anno scorso purtroppo io non c’ero, e non ho nemmeno voluto sapere di che colore fosse l’albero, è stato troppo traumatico il natale in piena estate! Quest’anno comunque la scelta è ricaduta sul bianco e oro. Abbiamo riesumato da un vecchissimo scatolone delle decorazioni che devono avere la mia età ma sono ancora bellissime. Fare l’albero di Natale è per me uno dei momenti più magici di tutto l’anno.

V.

9 dicembre 2011

Giornata di elaborazione grafica. E meno male, perché sono per tre quarti influenzata e non riuscirei a fare nient’altro che stare seduta a soffiarmi il naso! Comunque, sto lavorando sulle immagini dei prodotti di Natale, caricando sul sito le fotografie e aggiungendo la descrizione. Per fortuna non sono da sola in ufficio: L., M.T. e la nostra amica T. mi guardano intenerite ogni volta che tiro su col naso, e mi sembra di essere una bambina piagnucolosa in mezzo a tre mammine che mi coccolano. Speriamo che mi passi presto.

V.

Valentina va al mercato


21 novembre 2011

Sono arrivati i nuovi colori autunno-inverno: una meraviglia. Io e L. ci siamo tuffate negli scatoloni pieni di colori caldi e bellissimi, maneggiando i nuovi filati con gusto. Al momento il mio preferito rimane l’Arancio, ma sono innamorata anche del Verdone, del Blu Navy e del Marrone. In più abbiamo due filati “nuovi”: il Verbania, visto finora solo in color greggio, che ha una mano asciutta e solida ed è più indicato per la tessitura e per prodotti come borse e cappotti, e il Bose che invece avevo toccato solo sotto forma di tops, completamente diverso, vaporoso e soffice. Credo che un paio di guanti e una sciarpina sarà d’obbligo farli!

V.

22 novembre 2011

Vogliamo mettere i nuovi filati sul sito prima possibile. Sono troppo belli… Oggi abbiamo fatto le fotografie dell’ambientazione. Le ragazze sono state fantastiche e sembra si siano anche divertite molto. Peccato che dopo un po’ la temperatura abbia iniziato a scendere precipitosamente, e abbiamo dovuto ritirare tutto con le mani intirizzite dal freddo. Non mi piace il freddo, ma i colori dell’autunno inoltrato sono inimitabili. Quand’ero in Australia, la temperatura era il mio ideale: 20 gradi quando faceva fresco, 28 per il resto della giornata. Ma devo ammettere che la vista delle montagne innevate e degli aceri dalle foglie rosse che illuminano i lati delle strade mi è mancata tanto. Si può girare tutto il mondo, vedere cose meravigliose e uniche… ma l’emozione di annusare odori familiari e vedere luoghi che conosci come le tue tasche, è un appagamento unico che nessun altro posto può dare. Dopotutto sono convinta che ci sia un solo posto nel cuore di una persona che porta il nome di “casa”, e lo dice una giramondo!

V.

23 novembre 2011

Questa mattina mi sono concessa mezza giornata per girare il mercato di Cossato. È così tanto tempo che non ci vado, quasi due anni credo. Mi piacciono i mercati, sia quelli alimentari sia quelli d’abbigliamento, perché mi danno l’impressione che lì la gente sorrida sempre. Poi, diversamente dai negozi, non si rischiano raffreddori da sbalzi termici: si passa da una bancarella all’altra e c’è sempre la stessa temperatura, ci si cambia al freddo, magari nel retro di un furgone, e quando si parla con la gente si vedono le nuvolette del fiato che si condensano per il freddo. Chiunque dovrebbe concedersi ogni tanto il divertimento di immergersi nella folla, guardare i prezzi, passare oltre, provare, tornare indietro. Adoro svolazzare per il mercato!

V.

24 novembre 2011

C’è trepidazione nell’aria, soprattutto da parte mia. Domani arriverà un’insegnante che è anche una cara amica, Agostina Zwilling, feltratrice a mano. È una di quelle donne che io chiamo “figlie della natura”, ossia una persona che sa godere di tutto ciò che la circonda, che trasmette vibrazioni fortemente positive. Purtroppo non potrò seguire il corso di sabato né la presentazione di domani, ma conto di esserci domenica, seppure per poco. Ci tengo davvero moltissimo.

V.

25 novembre 2011

Le informazioni in mio possesso riguardo al progetto Wool/Water is life di Agostina Zwilling sono poche e frammentarie, dato che non sono riuscita a partecipare alla presentazione che si è tenuta a Pettinengo questo pomeriggio, a Villa Bellia. Il corso di sabato e domenica sarà centrato sulla realizzazione in feltro della ghirba, otre per trasportare l’acqua generalmente fabbricato in pelle conciata a mano e resa impermeabile. Come dice Agostina, «Noi donne siamo depositarie di vita, e l’acqua è vita». Da qui l’associazione del contenitore d’acqua all’utero, portatore di vita. Un altro tema che verrà trattato durante il corso sarà il significato del 9 settembre 2012. Il 9 è un numero forte. Nove sono i mesi della gestazione della donna, e il nono giorno del nono mese del 2012 verrà indetta la “giornata della ghirba”, che vedrà esposti tutti gli otri e le ghirbe realizzati durante il corso nei giardini e nelle piazze di vari paesi, con l’intento di sensibilizzare le persone e l’opinione pubblica nei confronti della lana del nostro territorio e di sensibilizzare le coscienze sullo spreco d’acqua e del tentativo di privatizzare un bene di cui non si può fare a meno, e che già ci costa caro.

V.

Tinture vegetali: istruzioni per l’uso

L’abbiamo acquistato anche noi. Lo abbiamo fatto senza alcuna malizia vestendo i panni dell’appassionato e, scuciti i 12 euro, ci siamo infilati in tasca la scatoletta contenente il kit di tintura casalinga, dopo aver sbirciato il contenuto dei quattro involucri da 25 grammi e verificato che corrispondesse a quanto atteso. In realtà i dubbi sono iniziati immediatamente quando abbiamo capito di dover acquistare anche l’allume di rocca, venduto separatamente in bustine di peso idoneo alle quantità di lana tingere, e si sono ulteriormente consolidati al momento di interrogare la venditrice sul cremor tartaro. La risposta, naturale quanto cortese, è stata di rivolgersi al droghiere: lì, ci ha confermato la sorridente signora, avremmo potuto trovare il migliore, quello per i dolci.

Sopraffatti da tante mirabolanti visioni e, ahinoi, altrettanti acquisti ci siamo dimenticati della scatolina magica fino a quando siamo rientrati a casa. Lì con calma l’abbiamo ispezionata nei dettagli, tirando un sospiro di sollievo: almeno l’assortimento era interamente vegetale, senza alcun componente di derivazione animale o men che meno sintetico. Eppure un errore di valutazione l’abbiamo fatto. Anzi, tre.

In buona sostanza il primo inciampo emotivo lo abbiamo commesso nel non approfondire subito l’oggetto dell’acquisto: ci siamo lasciati influenzare dall’ambiente, dal venditore e dai prodotti che aveva in esposizione e tout court abbiamo fatto di tutta l’erba un fascio, fedeli all’adagio greco «kalòs kai agatòs» (ciò che è bello è anche buono). Il secondo lo abbiamo commesso abbandonando il rigore assecondando l’emozione, trovandoci a che fare con un articolo di cui non era specificata alcuna provenienza, neppure un “made in”. L’ultimo errore è stato il non aver preteso dal venditore informazioni più dettagliate e puntuali, informazioni che probabilmente il venditore stesso non sarebbe stato in grado di fornirci.

Al di là di tutto, quell’acquisto si è rivelato una fonte di ispirazione, proprio per le ombre che lo hanno connotato: dalle modalità di vendita all’assenza di indicazioni di provenienza, dall’incompletezza degli ingredienti fino alla grossolanità dell’approccio. L’idea del kit di tintura casalingo (che già avevamo da tempo in testa) ci è comunque piaciuta e ne abbiamo parlato immediatamente alle nostre amiche di I colori del Mediterraneo che ci hanno messo sulla strada giusta. «Ai vegetali ci pensiamo noi. Dateci un campione per ciascuna fibra che avete in mente di tingere e lasciateci lavorare». Sorpresi, abbiamo finalmente imparato una regola fondamentale: «Non esiste una ricetta buona per tutto: i prodotti che millantano tale proprietà, probabilmente non vanno bene per nessuno». Con la semplicità tipica di chi “ne sa” veramente, le nostre ricercatrici ci hanno confermato l’intenzione di formulare una ricetta di tintura specifica per ciascuna tipologia di fibra che venisse loro sottoposta.

In buona sostanza, pur non presentando differenze significative, ogni ricetta deve essere tarata in relazione alle caratteristiche intrinseche del tops, del filato, del feltro cui è destinata, a partire dalle proprietà microscopiche della fibra, consolidandosi nella tecnica di realizzazione del prodotto finito.

Sia ben chiaro, tutti possono e – ci mancherebbe – devono poter sperimentare in piena libertà (fa parte del patrimonio esperienziale di ciascuno), tuttavia coloro che si propongono di elevare la conoscenza della materia sono tenuti a fornire adeguati strumenti di comprensione dei fenomeni e, nel caso, mettere a disposizione prodotti in grado di supportare tale conoscenza con l’esperienza. È una questione di approccio e di serietà.